Durante il corso dell’anno, lavoro, famiglia, viaggi, traslochi e imprevisti sono tutti elementi che influiscono in maniera significativa sulle nostre energie. Quando la giornata giunge al termine, possiamo finalmente stenderci sul nostro letto e dormire serenamente per riacquistare la carica ed affrontare al meglio i giorni a seguire.
Capita talvolta di ritrovarsi a dormire in un letto che non è il nostro: un amico/a ci invita a casa sua, decidiamo di partire in vacanza, dobbiamo viaggiare per lavoro e pernottare in hotel ecc.
In tutte queste occasioni, il nostro riposo potrebbe essere pesantemente disturbato da quello che può essere definito il peggiore degli “incubi ad occhi aperti”: l’effetto prima notte!
Questo disturbo comporta l’incapacità di prendere sonno e riuscire a dormire tranquillamente nel momento in cui ci ritroviamo in un contesto non noto o familiare, a partire dal materasso e fino all’intera camera/casa. Restare nel letto, nonostante la stanchezza, e non riuscire a dormire può diventare veramente stressante, senza considerare le pesanti conseguenze che la notte insonne avrà su di noi la mattina seguente. È risaputo che un buon riposo richiede circa 8 ore di sonno ogni giorno; vi sono poi i cosiddetti “dormitori lunghi” che richiedono un riposo pari ad almeno 10 ore e poi i “dormitori corti” che anche con sole 6-7 ore di sonno riescono ad affrontare la giornata senza troppi problemi. Dormire per un tempo inferiore a quello consigliato può essere quindi un grosso problema!


Che cos’è esattamente l’effetto prima notte?
Sebbene tale disturbo non sia una condizione patologica come i veri e propri disturbi del sonno, risulta essere un elemento fortemente negativo per la nostra persona. Con effetto prima notte si intende infatti, l’incapacità di una persona di riuscire a dormire normalmente nel momento in cui si ritrova in un letto o in una casa che non gli appartengono.
Questo fenomeno ha fortunatamente una spiegazione scientifica: il nostro cervello infatti, è suddiviso in due emisferi, quello sinistro e quello destro, in condizioni normali, la notte i due emisferi riducono gradualmente la loro attività cerebrale consentendo il normale riposo. Quando ci troviamo a dormire a casa di un’altra persona o in una camera d’hotel, uno dei due emisferi, quello sinistro, non riduce la sua attività, piuttosto rimane vigile e va a disturbare profondamente la nostra capacità di addormentarci, tale fenomeno prende il nome di “sonno uniemisferico“. Secondo alcuni studi, questo evento trova risposta nell’istinto primordiale, che sia l’uomo e altre specie animali, hanno di stare sempre in allerta dai predatori che li circondano.

Quante volte vi sarà successo di sentire alcuni rumori sospetti, un temporale o vedere una luce che attira la vostra attenzione? Sono tutti elementi questi, che vi mettono in allerta e interrompono improvvisamente il vostro sonno. Questo avviene proprio perché il nostro cervello non riposa mai del tutto (fortunatamente), ma attiva tutta una serie di “meccanismi di difesa” tali da permetterci di reagire in situazioni di pericolo. Allo stesso modo, dormire in un nuovo contesto che non conosciamo, potrebbe generare in noi un senso di insicurezza, contribuendo a stimolare maggiormente l’attività del nostro cervello, il tutto a scapito però del nostro riposo.
Quali accorgimenti adottare per ridurre questo fenomeno?
Secondo alcuni studi il 34% della popolazione europea soffre di disturbi del sonno. Sebbene l’effetto prima notte non possa essere considerato un vero e proprio disturbo del sonno, è comunque un fenomeno diffuso che può essere piuttosto fastidioso in alcuni contesti. Tuttavia, è possibile adottare alcuni piccoli consigli per contrastare questo fenomeno. Di indubbia utilità è l’idea di portarsi dietro il proprio cuscino personale e di cercare di soggiornare in ambienti il più possibile simili, in termini di arredamento, alla nostra casa. In questo modo si ricrea un contesto più familiare in grado di restituire al nostro cervello un senso di maggiore sicurezza. In questo caso, è stato dimostrato che l’attività cerebrale dell’emisfero sinistro si riduce e consente di prendere sonno più agevolmente. È comunque doveroso considerare che non si tratta di un fenomeno anomalo, ma anzi è un meccanismo che la nostra mente attiva in nostra difesa. Fortunatamente, essendo il cervello molto flessibile, ci permette comunque di adattarsi a qualsiasi contesto e garantire un sonno regolare.
